3 Dicembre 1992: il primo SMS della storia. Fu inviato da Neil Papworth, ingegnere del team ““Short Message Service Center” (Sms, appunto) di Vodafone Uk.
Sappiamo benissimo che oggigiorno gli sms sono stati superati da altre applicazioni di messaggistica come WhatsApp e simili, ma senza di essi tali applicazioni non esisterebbero minimamente.
E sempre a proposito di nuove tecnologie, quel primo sms è stato trasformato in un NFT (Non Fungible Token), venduto successivamente all’asta per ben 107 mila euro a Neuilly-sur-Seine; tuttavia il proprietario di tale NFT rimane ancora anonimo.
A quei tempi i cellulari non potevano ne scrivere ne ricevere messaggi ed è proprio per questo motivo che Papworth ha inoltrato il primo sms con l’uso di un computer; tuttavia Jarvis, il ricevente del famoso SMS, non poteva rispondere a quel messaggio, poiché con le tecnologie dei tempi non era possibile farlo. Jarvis, quindi, contento dell’esperimento riuscito, prese il suo telefonino in mano e chiamò Neil Papworth, comunicandogli l’avvenuta ricezione del fatidico messaggio!
Papworth non era assolutamente cosciente della rivoluzione che stava per succedere in quegli anni e, in un’intervista, avrebbe addirittura parlato del suo esperimento come un servizio di cercapersone e non come una applicazione di messaggistica!
Un anno dopo: lo scambio di sms tra due cellulari
Solo un anno dopo fu possibile inviare e ricevere messaggi di testo tra due cellulari.
Il limite dei 160 caratteri: chiunque abbia avuto un Nokia 3310 o simili, non può dimenticare i tempi degli sms e degli squilli: spesso ci si ritrovava a dover diminuire i caratteri del nostro sms per evitare di doverne inviare e pagarne 2.
E come dimenticarci, inoltre, delle emoji, che erano create unendo lettere alla punteggiatura, dando vita a vere e proprie faccine, che oggi troviamo già pronte all’uso sulle principali app di messaggistica.
Il limite dei 160 caratteri fu scelto da Friedhelm Hillebrand, ricercatore tedesco sulla comunicazione, dopo diversi tentativi fatti sulla sua macchina da scrivere, arrivando alla conclusione che quei 160 caratteri erano perfetti per inviare e ricevere messaggi di breve “capienza” per potersi capire l’uno con l’altro.